Farfalle e carciofi

4 carciofi
prezzemolo
aglio
1 uovo
olio extravergine d’oliva
parmigiano (facoltativo)
sale q.b.
pepe nero (macinato al mulinello)

Pulire i carciofi e nel cuore mettere un ciuffetto di prezzemolo.
Fare un soffritto con l’olio e l’aglio pulito e diviso in quattro, mettere i carciofi in piedi (privati dei gambi), i gambi e salare. Rosolarli un attimo e incoperchiarli finché non avranno raggiunto la cottura. Spegnete il fuoco.
Nel frattempo cuocere la pasta e scolarla al dente dopo aver tenuto da parte una tazza dell’acqua di cottura.
In una ciotola avrete sbattuto un poco l’uovo (come per una frittata) e salato.
Scolata la pasta, mettetela nel tegame dei carciofi che avrete fatto a pezzetti. Fuoco acceso alto, mischiate bene e fate raggiungere la cottura alla pasta (se serve unite un po’ d’acqua di cottura). Spegnete e unite l’uovo e una macinata di pepe. Mescolate bene in modo che il calore cuocia un poco l’uovo.
Servite e se si vuole si può aggiungere un po’ di parmigiano. 

Torta al limone e ricotta

300 g farina
150 + 50 g di zucchero di canna Demerara
300 g ricotta
3+1 uova
1 bustina di lievito
3 limoni bio grandi o 4 piccoli 

1 cucchiaino di mazena 

Montare le uova intere a temperatura ambiente e metà dello zucchero fino a quando il composto non è gonfio e giallo paglierino. Unire l’altra metà di zucchero alla ricotta passata in un colino fino ad ottenere un composto liscio.
Unire ora il composto di uovo, il composto di ricotta, la farina setacciata con il lievito, la buccia dei limoni grattugiata.
Mescolare delicatamente dal basso verso l’alto fino ad ottenere un composto uniforme.. Riempire una teglia (meglio se antiaderente e a cerniera e non sbattetela per livellarla) oliata con un pennello da cucina.
Infornate in forno già caldo a 180° per circa 35 minuti (infilare uno stecchino nel centro, se è pronta ne uscirà pulito altrimenti prolungare la cottura di 5 minuti e riprovare). Lasciare raffreddare e sformare.
Dividere a metà. Nel mezzo versare la crema al limone (a me è venuta un poco troppo liquida, + soda sarebbe meglio). Chiudere la torta, spolverare co zucchero a velo e se è avanzata un po’ di crema metterla sopra (
l’ideale sarebbe mettere a tavola la crema in modo che chi ne volesse di più la può mettere).

Per la crema al limone:

Spremere i limoni, passate il succo in un colino a maglie finissime, mettetelo in un pentolino e portatelo a bollore un attimo.
Unite il succo bollente al composto montato ottenuto da un uovo, i 50 g di zucchero, la vaniglia e il cucchiaino di maizena sciolto in ¼ di bicchiere d’acqua.
Cuocete girando fino a che non è stata raggiunta la consistenza (almeno 5 minuti).

Con questa ricetta partecipo al Contest: 

Marmellata di banane al microonde

E’ di una velocità incredibile ed è veramente buonissima. Provare per credere.
La ricetta è quella originale pubblicata da Martolina il 16/03/2009 su Cooker.net, non ho fatto nessuna modifica perché, nonostante non abbia 102 anni, quando ho letto Microonde, ero un po’ scettica, sicura di un fallimento, quindi non ho cambiato niente così avrei osservato il fallimento da fuori.
Invece: “tadaan”, viene ed è pure buonissima.
L’ho rifatta un’altra volta e sempre buonissima era, quindi la pubblico: 


1 kg di banane
400 gr zucchero (meglio di canna, io ne metto meno ma de gustibus)
cannella q. b.
rum q. b.

Preparazione  
Dopo aver sbucciato le banane e averle tagliate a pezzi, metterle in microonde 15 minuti, circa, finché si ammorbidiscono per bene.
Tirarle fuori, aggiungere lo zucchero e la cannella e frullare il tutto col frullatore a immersione.
Rimettere in micro e lasciare una ventina di minuti (controllate comunque la consistenza con la prova “piattino”).
Aggiungere il rum, mescolare bene e invasare.

Licuore “Quore”

A fine
pasto, nel pomeriggio, nella macedonia… 
Trovo che sia un liquorino molto
femminile ma che anche “omoni-pelosoni” hanno apprezzato.

 1 litro di alcool

300 gr. di frutti rossi (lamponi, fragole, ribes rossi)

1 litro di acqua

400 gr. di zucchero Demerara

1 bacca di vaniglia

1 cucchiaio di Alchermes o 1 cucchiaio di succo rapa rossa (facoltativo)

Mettere a bagno nell’alcool i frutti e la bacca di vaniglia divisa a metà (nel verso lungo) e lasciar macerare per quattro settimane. Se non fossero stati usati molti lamponi e il composto fosse di un colore tendente al marrone piuttosto che al rosso, unire il cucchiaio di alchermes o di succo di rapa rossa. Ogni 4/5 giorni capovolgere per una decina di volte il contenitore.

Passate le quattro settimane (1 giorno più… 1 giorno meno) fare uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero e lascia raffreddare.
Scolare i frutti e la vaniglia in un colino a maglie fitte schiacciando il tutto con il dorso di un cucchiaio (la bacca di vaniglia è quasi inutile, schiacciare molto bene i frutti) ed unire nello sciroppo freddo.
Quando sciroppo ed alcool saranno omogenei filtrare un paio di volte (da una bottiglia travasare ad un’altra con l’imbuto con dentro una garza o della carta da cucina), mettere in bottiglie pulite benissimo e messe in forno a 90 gradi per 90 minuti (anche i tappi dovrebbero essere molto puliti o meglio ancora, sterili). 

Si può bere subito ma se riposa un giorno è meglio.

Earth day* muffin

Domani è l’”Earth day”* ed io ho pensato di commemorarlo con un muffin (maddai?) dei colori della terra e fatto con la maggior parte degli ingredienti provenienti da varie parti del mondo.
Nasce così l’Earth day muffin*:


260 g di farina (Canada)

150 di zuccero di canna Muscovado (Filippine)
80 g di olio extravergine d’oliva (Italia – Umbria)
30 g di cacao (Repubblica Dominicana)
8 g di the Matcha (Giappone: tranquilli, non è radioattivo – poveri – l’avevo comprato prima)
100 g di cioccolato fondente (America Latina)
2 uova (Italia – Lazio – dintorni di Roma)
170 g di yogurt Total 0 (Grecia)
1 bustina di lievito
vaniglia (Sri Lanka)
cannella (Zanzibar)
acqua q.b. (Sindaco di Roma – Italia)
sale q.b. (avrei potuto scrivere Cervia – Italia, Maldon – Essex – Inghilterra, Camargue – Francia… ma non so dire le bugie e quindi… un pizzico di comunissimo sale)

Bisogna procedere con il classico metodo del muffin:
tutti gli ingredienti secchi e setacciati (farina, zucchero, lievito, aromi, cioccolato a dadini, sale) in una ciotola, tutti i liquidi (uova, olio, yogurt, acqua) in un’altra tranne cacao e il Matcha.
Dividete a metà i due composti, in uno dei liquidi aggiungete il Matcha che avrete sciolto in mezzo bicchiere d’acqua, in uno delle polveri aggiungete il cacao setacciato.
Imburrate ed infarinate gli stampi (oppure usate i pirottini, come ho fatto io) ed accendete il forno a 180°.
Mettete gli ingredienti secchi con il cacao nella ciotola dei liquidi senza il matcha ; mettete i secchi rimasti nei liquidi rimasti (con il Matcha) e mescolate entrambe piano e per il minor tempo necessario: meno mescolate più soffici saranno i muffins.
Mettete una cucchiaiata di un composto alternandolo con l’altro nei pirottini o nello stampo fino all’esaurimento dei due composti. Se il tutto non risultasse abbastanza variegato, “variegateli” voi con uno stecchino.
Una volta preparati infornate al centro del forno e cuocete per circa 15-20 minuti (il mio forno ieri ci ha messo 30’ ma sicuramente sta male comunque aiutatevi con la “prova stecchino”. 

 

Questo logotipo l’ho fatto io per me, quindi potete farci quello che vi pare.
Più festeggiate, più sarò contenta.
Diffondetelo.
La terra ringrazia.

Moelleux au chocolat

Non ho la foto ma era stupendo: l’ho portato a cena da una mia amica che dice di non saper cucinare (ma io non ci credo molto, è solo che è un medico bravissimo e quando torna a casa non ha affatto voglia di mettersi a trafficare in cucina) dove non sapevo ci fosse anche un’altra amica che lavora in una pasticceria (conosciutissima a Roma).
Aspettavo a metterlo in rete di rifarlo (e ‘sta volta di fotografarlo), ma visto che l’allergologo mi ha detto che devo stare a pane e acqua per tre settimane e piano piano reinserire tutti gli alimenti tolti: di rimangiare un dolce del genere se ne riparla nel 2020 (sempre che nel 2012 il “moelleux” non diventi il pianeta Terra stesso).
La cottura è fondamentale altrimenti da un “moelleux au chocolat” passiamo ad una normalissima “Torta al cioccolato” (se così succedesse, per la colazione del giorno dopo è perfetta – femminile… il moelleux ha cambiato sesso). 

E’ anche un dolce senza farina e quindi consigliato anche ai celiaci (naturalmente tutti gli altri ingredienti devono essere ”consentiti”).
Non bisogna sottovalutare la cosa, basti pensare che nelle pasticcerie o gastronomie che fanno cibi per celiaci o ci sono 2 laboratori o si fa solo quello: non basta pulire bene un banco di lavoro o una teglia. Ci possono essere delle tracce i glutine. Un guaio.
Comunque, ecco la ricetta del MIO moelleux au chocolat:


200 g di cioccolato fondente

90 g di fecola di patate
70 g di farina di mandorle*
40 g di zucchero di canna (Demerara – quello chiaro a grana grossa) a velo**
5 uova
70 g di burro
1 bustina di lievito
1 pizzico di sale 

Per accompagnare:

panna o yogurt greco+zucchero

Tirare fuori le uova dal frigorifero almeno 1 ora prima di cominciare (fosse di più meglio, devono essere a temperatura ambiente).
Rompere un uovo in una ciotolina e metterlo in una grande, poi l’altro, poi l’altro, poi l’altro e l’ultimo (è per controllare la freschezza e le bucce).
Ora, mettete lo zucchero (tranne un cucchiaio raso) e il pizzico di sale nella ciotola con le uova e fate 2 giri subito (se si lascia lo zucchero sulle uova intere queste si bruciano).
Montare con le fruste elettriche o con la planetaria se l’avete.
Intanto sciogliere a “bagno maria” o nel microonde il burro e il cioccolato avendoli fatti entrambe a pezzetti.
In un’altra ciotola setacciare la fecola, il lievito e aggiungere la farina di mandorle* e fare qualche giro in modo che si distribuiscano bene tra loro.
Quando il composto delle uova sarà diventato giallino chiaro e avrà raddoppiato il suo volume , unite il cioccolato/burro tiepido e mescolate con una frusta dal basso verso l’alto facendo girare la ciotola (in modo che si prenda il composto dappertutto). Una volta che il composto è uniforme unire anche le farine/lievito mescolando sempre allo stesso modo.
Versare il composto ottenuto in una teglia (26/28 cm) antiaderente ad anello removibile oliata/imburrata con un pennello da cucina (ne esistono in commercio di fantastici in silicone).
Infornare e cuocere a 170° per circa 25’??? (il dolce si alzerà tantissimo per poi riabbassarsi. Non vi preoccupate è normale).
Accompagnate o con della panna semimontata o con dello yogurt greco un po’ zuccherato.


N.B. Questo dolce deve venire abbastanza basso e deve avere un cuore “moelleux” appunto, non deve essere completamente liquido, ma neanche secco… un po’ bagnato, umido.

* Per una questione economica conviene farsi da soli la farina i mandorle (in più si possono tostare prima quindi viene più buona).

Prendere lo stesso peso di mandorle, metterle in un padellino (a secco) e tostarle per un paio di minuti. Farle raffreddare e metterle in un robot da cucina con il cucchiaio di zucchero messo da parte.
Frullare fino a che non sono ridotte ad una polvere fine.

** Per lo zucchero a velo di canna: mettere i 40 g di zucchero Demerara nel robot e far andare agitando l’apparecchio in modo che prenda questa quantità.
Meglio ancora viene con il macinacaffè.
Chi fosse pro-Bimby (io no!), lo fa veramente bene.

Aaaaaaaaaaaaaaaaaargh!

Si lo so, sto trascurando il blog. 

Ma dopo un corso con il “guru panificatore” e la sua degna assistente, ho avuto un crollo.
Pensavo di cavarmela con il pane… ma dopo la lezione… non mi farò più neanche un panino! 

Questo accadeva giovedì 7 aprile a Cave/Palestrina/Roma.
Sabato 9 aprile, un allergologo molto simpatico e premuroso, dopo aver fatto le prove allergiche per vespe/vesponi/tafani/ecc. ecc. su mia figlia, mia sorella e me, ha pensato che vista la mia situazione cutanea sarebbe stato utile togliere tutti gli alimenti allergizzanti in modo da stabililire che tutto non sia collegato al cibo.



Ora, tolti tutti gli alimenti allergizzanti che rimane:
– orzo
– bieta
– patate
– pane bianco
– pasta
– riso
– cavallo (li adoro, + dei cani, + dei gatti, non li mangerei MAI)
– capretto (poverino e neanche mi piace)
– castrato (non so che è, ma mi fa schifo)
– agnello (ohh: è pure Pasqua)
– coniglio (mors tua… vita mea!)
– olio
– sale
… praticamente niente.

Questo per dire che vedendo tutte le fotografie delle ricette dei blog mi sento male e a differenza di quello che era successo dieci anni fa e poi tre anni fa quando focalizzavo tutti i pensieri sulla “cucina” per non pensare alla realtà. Ora, non posso pensare a nulla di nulla: non posso pensare al mangiare perché non posso mangiare nulla.
Si sono presi anche la mia “via di fuga”.
E adesso?
Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaargh!

Pan di sole

E’ un composto bio del “Molino rosso” già esistente (farina + semi di lino + semi di girasole). 
Comunque scrivo le dosi (a forza di leggere e provare ricette riesco – più o meno – dopo aver mangiato una cosa e averla “scansionata” per capire come è fatta… la ripeto e più o meno l’esperimento riesce).


Anche se non precisamente la ricetta mi sembra così:


300 g di farina integrale

300 g di farina di manitoba
50 g di semi di girasole*
50 g di semi di lino*
30 g di malto o miele
12,5 g di lievito di birra fresco
30 g di olio extravergine d’oliva
15 g di sale

Emulsione per spennellare:
1/2 bicchiere d’acqua
2 cucciai di olio e.v.o
1/2 cucchiaino di sale 


1. Unire in acqua tiepida (tendente al freddo non calda)
il lievito sbriciolato e il miele/malto. Una volta sciolto il tutto
unire le farine, i semi, l’olio (penultimo) e il sale (ultimo).
Per impastare il tutto ci si può aiutare con una planetaria, con un
robot o con le semplici fruste a spirale dello sbattitore – non con il
Minipimer. Al limite si impasta a mano.
L’importante è che, una volta raccolto l’impasto in una palla si lavora,
si tira, si sbatte… insomma si maltratta per 10 minuti (serve a
svegliare il glutine). Fatto ciò, si raccogliie l’impasto in una palla,
si mette in una ciotola, si copre con un coperchio e si lascia riposare
per 30/40 minuti.

2. Poi si riprende l’impasto, si mette sul piano di lavoro, si sgonfia, si stende, si piega, si ristende… per 5 minuti.
Dopodiché si forma in 5 o 6 pagnottine (dividendo l’impasto, spianando
ogni dose e arrotolandola su se stessa), si mettono a distanza di almeno
5 centimetri, si spennellano abbondantemente con l’emulsione fatta
mettendo l’acqua, l’olio e il sale in un barattolo chiuso con il
coperchio e agitato fin quando il sale non si è sciolto, si coprono con
un’altra teglia a bordi alti rivoltata e si lasciano lievitare per circa
mezz’ora.
Se in questo lasso di tempo spegnete il fuoco sotto qualche padella o
pentola, mettetela sulla teglia rivoltata del pane a raffreddare (io a
volte ci metto il bollitore dell’acqua che ho acceso apposta).

3. Ora infornate a 210°, griglia bassa, per 25 minuti (dipende molto dalla
grandezza – con queste dosi e queste indicazioni dovrebbe essere giusto
25 sempre che il vostro forno non sia strano – o forse è strano il mio).

Non è finita, prima di infornare, arrivati a 210°, aprite il forno e
versate nella leccarda circa 800cc di acqua fredda. Richiudete e
aspettate che la temperatura salga di nuovo.
E’ il “colpo di vapore” (Cathy Ytac – Fare il pane): secondo me è fondamentale… da quando lo faccio non sbaglio più un colpo. 

FINE



* Schiacciare leggermente i semi perché non tanto quelli di girasole,
che vengono bene o male frantumati dai denti, ma quelli di lino sono
così piccoli che resterebbero interi non cedendo le loro proprietà
benefiche.

Brownies "leggerissimi" al cacao

100 g di farina integrale
200 g di zucchero di canna chiaro (demerara)
70 g di burro
2 uova
80/100 g di gherigli di noci
50 g di cacao amaro
½ bustina di lievito
vaniglia pura
1 pizzico di sale 

zucchero a velo

Fondere il burro a bagnmaria o nel microonde.
Setacciare la farina il lievito e il cacao. Unire lo zucchero mescolando bene e le uova appena sbattute. Per ultime unire le noci tritate grossolanamente. 

Se il composto fosse troppo duro (deve esssere cme uno yogurt denso) aggiungete qualche cucchiaio di acqua.
Mescolate bene e mettere in una teglia quadrata precedentemente imburrata e infarinata circa 25x25cm di lato.
Infornare a 180° per 25 minuti circa. Portare il forno a 180° e infornare per circa 25’.
Tirare fuori dal forno e senza sformare far raffreddare. Una volta freddo tagliare in quadrati + o – 5x5cm.
Spolverare se si vuole con lo zucchero a velo (anche senza sono perfetti). 


La caratteristica di questi dolcetti è che devono risultare dentro abbastanza umidi – se si facesse la prova dello stecchino questo non deve uscire troppo asciutto.

Ragù bianco con pinoli e radicchio

1 kg di carne macinata di manzo
1 salsiccia
1 cipolla bionda grande
1 cucchiaino di cannella
1 cespo di radicchio piccolo
70 g di pinoli
pochissimo olio extravergine
pasta formato caserecce
pepe nero
parmigiano (facoltativo)

In una padella nera a bordi alti (tegame) soffriggere la cipolla tritata e la cannella nell’olio unire il radicchio tagliato a listarelle con i pinoli e far andare a fuoco vivo muovendo il tutto in continuazione; unire anche la carne macinata e la salsiccia spellata e far cuocere il minimo indispensabile perché sia ben separata in granelli e abbia cambiato colore (10 minuti al massimo).
Intanto avrete cotto la pasta che scolerete molto al dente dopo aver tenuto da parte una tazza dell’acqua di bollitura. Unite nel tegame del ragù la pasta e fatela saltare. Unite ½ tazza di acqua e fate saltare ancora fino a che non arriva alla giusta cottura.
Macinata di pepe nero fresco, spolverata di parmigiano (potete anche metterlo dopo o non metterlo affatto) e servire.